Tra il pubblico e l’artista ci sta sempre un malinteso
Era l’ottobre del 2022, e per chi come me veniva da un pre-Covid in cui era ancora “troppo piccolo” per andare ai live, quel tour fu un evento storico. nayt portava per la prima volta dal vivo Mood e Doom, due album che avevano segnato una svolta nel suo percorso artistico, ma anche i due dischi con cui molti suoi fan hanno iniziato a conoscerlo.
Ci si incontrava in piccole discoteche sparse per l’Italia, luoghi microscopici. Io andai al Duel di Pozzuoli, in provincia di Napoli: un’atmosfera quasi familiare, intima. Ancora ricordo i volti di chi partecipò. Eravamo pochi, ma sembrava di far parte di qualcosa di grande, volevamo avvalerci in qualche modo del privilegio di essere lì. Alla fine del concerto, nayt domandò cosa avremmo fatto “domani” se non avessimo avuto paura di fallire: fu un devasto. Mi riferisco a quella data come a una catarsi, la data per cui io — a 21 anni, all’epoca — mi creai un prima e un dopo. Personalmente mi portai quella domanda a casa e iniziai a dare forma a tutti i miei pensieri. Aprii la mente, il cuore e tutta me stessa a quel “domani”. Lui, invece, da allora ha fatto il salto.
Da quel tour sono passati tre anni. Oggi nayt non si esibisce più nei club, ma nei palazzetti. Il cambiamento è stato enorme, eppure lo spirito sembra lo stesso. La gratitudine nei confronti del suo pubblico è sempre presente. Con due date — Roma il 23 ottobre e Milano il 25 — l’artista ha portato in scena uno spettacolo che ha superato ogni aspettativa.
Per circa due ore, nayt ha guidato il pubblico in un viaggio all’interno del suo repertorio, alternando brani da Mood, Doom, Habitat e naturalmente Lettera Q. Ogni pezzo ha trovato la sua dimensione live, tra momenti di introspezione e scariche di energia pura.
Una delle sorprese più attese è stata Un uomo, il suo ultimo singolo, che dal vivo ha assunto un’intensità ancora maggiore. Di tanto in tanto si ritagliava piccoli spazi per dire due parole, ma noi il suo pensiero lo conosciamo già: William è nostro amico. I suoi live sono il momento giusto per sentirci noi stessi, non dobbiamo avere paura dei giudizi e, soprattutto, dobbiamo essere consci del nostro valore. I suoi concerti sono il posto ideale per evadere e sentirsi accolti: un concerto che vale la pena vivere anche se si è soli.
Tra gli ospiti attesissimi a Roma abbiamo avuto la fortuna di ascoltare Gli Psicologi con il brano Puro caos, che ha regalato una botta di vita ed energia pura al pubblico, Mezzosangue con Nevada dall’album di 3D — anch’egli presente al live per rendere omaggio alle sue produzioni — e Gemitaiz con Ballon d’Or. A Milano, invece, hanno condiviso il palco con lui Ernia con Se corri e Madman con Fame, dopo sei anni.
Da non dimenticare i componenti di quella che ormai è diventata una band a tutti gli effetti: Danilo Menna alla batteria, Stefano Rossi al basso, Valerio Smordoni e, infine, il chitarrista Walter Babbini, al quale dedicherei una menzione d’onore per tutte le volte che ci ha fatto emozionare ai concerti di nayt, accompagnandolo nei brani più carichi. Insieme hanno accompagnato i testi già potenti dell’artista, creando un’atmosfera davvero incredibile.
Il suo pubblico non è più lo stesso. O meglio: è maturato con lui e con la sua musica. Infatti, se da un lato troviamo i fan “anziani”, affezionati a quel nayt tecnico che non ci delude mai, che ci ricorda sempre che sa farlo — e pure bene (l’ha dimostrato ancora una volta nel feat con Salmo nell’album di Dani Faiv, QUE PASA) — dall’altro ci sono i fan più sentimentali, i figli di Habitat e Lettera Q, che trovano spazio per amarsi cullandosi tra i suoi testi. nayt l’abbiamo sempre considerato “per pochi”. Ai tempi di Un bacio eravamo noi pochi, mentre i “molti” tendevano l’orecchio verso Ragazzi madre, Santeria, XDVR. Poi, con la trilogia di Raptus, noi fan siamo cresciuti, ma restavamo comunque una minoranza. nayt era forte, sì, ma parlava di temi che non tutti avevano voglia di ascoltare. Oppure era “troppo”: troppo malinconico, troppo riflessivo.
Quindi, cosa abbiamo fatto ieri senza avere il timore di fallire? Beh… io ho iniziato a pormi le giuste domande. Non potendo rispondere a ogni quesito che mi faccio — dal più futile al più indispensabile — ho iniziato a concretizzare le mie passioni e i miei progetti. Mi sono evoluta. E nayt che ha fatto? Ha sperimentato, rischiato, raccontato se stesso e, senza snaturarsi mai, ha riscontrato quell’approvazione che molti cercano con affanno, ma che guadagnano in un modo così labile da rischiare di perdere in un nonnulla. La fortuna di nayt sta nella solidità della sua consapevolezza, nel patto di sangue che stringe con ognuno dei suoi ascoltatori.
Quindi, più che meritati, questi palazzetti.
E tu, cosa ne pensi a riguardo?
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