Come scegliere a che concerto andare
Se avessi soldi infiniti, sarei andata a molti più concerti quest’anno, perché il 2025 è stato un anno ricchissimo di musica, album, singoli, ritorni ed eventi pazzeschi. Come si può non avere il grande pentimento quando vedi i reel del Lebonski Park o la live del 64 Bars, quest’anno a Corviale? Ma ho stretto i denti, aspettando queste settimane in cui avrei assistito a ben tre concerti di fila e non mi sono pentita. Le mie scelte sono state pensate e non di impulso: vedrò l’artista che mi ha fatto innamorare del rap, ho visto l’artista che ho più ascoltato quest’anno, e ho visto l’artista che aveva pubblicato il miglior album del 2025; a mio parere appena superato per affetto da 60hz II di Dj Shocca. Era appena iniziata la primavera quando è uscito l’album Viscerale e ancora non me ne capacito. Non sono state solo le strumentali dense e piena di vitalità, l’estetica precisa e semplice dell’album, i testi sempre superlativi di Mezzosangue, ma l’impressione che quell’album venisse da una voglia di raccontare, da una passione immensa. Impossibile non vederlo nella sperimentazione di Valzer che sfrutta il ritmo cadenzato giocando con metrica e flow per raccontarci un punto di vista complesso di una storia ordinaria o nella potenza canzonatoria di Flowricultura, nella critica socio-musicale di Idiocracy e nei personalissimi Stupido e Vorrei. Pur non essendo un concept album, l’intero album restituisce la voglia di fare musica e di dire, senza cercare l’hype, ascolti facili e i testi cristallini. E io, così come migliaia di persone, ne sono rimasta stravolta. Non è assolutamente un aneddoto iperbolico, ma con i miei amici non parlavamo di altro in quell’aprile: “Hai sentito il nuovo album di Mezzo? Che feat hai preferito? Ma secondo te, che cosa vuole dire in quel testo?”. Mi sono sentita stranamente parte di una comunità. Per quanto i nostri gusti o il nostro modo di ascoltare musica potesse essere diverso, eravamo tutti lì ad ascoltare il ritornello di Stupido mille volte prima di capire cosa dicesse la voce robotica. Insieme, come raramente mi capita. Ho pensato che anche ai concerti avrei voluto sentire questo senso di appartenenza che scacciasse ogni imbarazzo e senso di solitudine, così Sabato sono andata all’Orion a Ciampino, vicino a Roma. Il club sarà sempre il luogo a me più caro del rap, quello che toglie l’imbarazzo dei grandi spazi e l’attributo show a un concerto. I live, soprattutto rap, stanno avendo una meravigliosa evoluzione guidati dal maestro Salmo che fa dei suoi concerti degli spettacoli pensati nei minimi dettagli, dividendoli persino in atti per trasportare i fan in un’epopea uditiva e non solo. È meraviglioso, lo ripeto, ma così come non tutti gli artisti sono uguali, neanche i loro live lo devono essere. Per questo noi fan di Mezzo ci trovavamo benissimo in quella sala scura, raccolta, ma spaziosa allo stesso tempo, calda di corpi, ma elettrica di emozioni. Accolti da un DJ set di musica hip hop mixata alla perfezione, Mezzosangue è entrato con il suo passamontagna decorato di stoffa bianca e ci ha stregato. Le parole sono state le protagoniste di quella sera: gridate da noi, scandite dal rapper. Come ha ribadito Mezzosangue sul palco:
RISPONDO ORA PERCHÉ IO L’HO SEMPRE FATTO CON LA MUSICA. IO
CERCO DI PRENDERE ALLA RADICE IL PROBLEMA. […] QUESTA ROBA È EDUCAZIONE CHE PARTE
DALLE NOSTRE FAMIGLIE E DALLA NOSTRA INTELLIGENZA EMOTIVA.
E tu, cosa ne pensi a riguardo?
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