Cronache di un fiore


La fragilità dell’amore nel nuovo brano di Scozia

È da poco uscito Cronache di un fiore, il nuovo brano di Scozia. Sarò sincera, l’ho scoperto quasi per caso, dalle storie Instagram di nayt, ma il nome non mi era affatto nuovo: ricordavo bene la sua Monalisa all’interno dell’ultimo album del rapper, Lettera Q, e ciò non ha contenuto la mia fame di ascolto. Ho premuto play in una mattina convulsa, mentre correvo verso l’università per incontrare il mio relatore. Reduce da una serata un po’ pazza di un non- così- classico martedì. Alla fine faceva quasi poesia la visione di me con le occhiaie profonde quanto l’oceano, seduta nel tram e con la nuova canzone di Scozia in cuffia. Già con Monalisa avevo percepito in Scozia un senso di sorellanza, provavo quelle esatte parole e le provavo con il suo tono e la sua melodia nel cuore. Quelle parole erano le mie, le avevo già incastrate da qualche parte, all’interno del mio cuore. Le parole che non avrebbe avuto più senso dirsi, i concerti di cui non si sarebbe più potuto parlare, i bambini. In Cronache di un fiore mi sono sentita come alla fine di una giornata in cui non ho fatto. altro che faticare dialogando con la mia testa – l’amore è tutto ciò che vorrei – nella sua forma più pura. La conclusione è il punto di partenza.

Ti darà valore ma è tutto un bluff, volevi essere speciale perché è tutto un dedicare…

Versi che hanno colpito con prepotenza. Nella sua ‘cronaca’ il fiore diventa simbolo di fragilità e di sacrificio: strappato dal terreno che lo proteggeva, inserito in un mazzo che lo fa apparire luminoso solo per un momento, prima di lasciarlo appassire e dimenticare. Si parla di chi è stato colto senza volerlo, strappato dal mondo in cui viveva sereno, per poi essere raccolto in un bouquet di cose, parte di un tutto che non è niente, fino a crollare. L’amore, in questa cronaca, non è la favola del Piccolo Principe: non ci sono teche di vetro a proteggere i fiori, nessuno ci guarda ammirandoci, con il timore che la vita possa distruggerci. Che amandoci, magari nella maniera sbagliata, possano essere proprio loro, coloro che ci colgono dal prato, a distruggerci. Amare significa donarsi, ma anche accettare il dolore che questo gesto inevitabilmente comporta. Petalo dopo petalo. Cronache di un fiore è una canzone spietatamente sincera, capace in pochi minuti di racchiudere la contraddizione dell’amore: il bisogno di essere scelti e apprezzati, unito alla consapevolezza che proprio questo dono può portare alla sofferenza. Forse è proprio questa la sua forza: ricordarci che nella bellezza fragile dei fiori c’è anche la verità, pungente, delle spine.

25.09.2025 Alessia Restucci