“Evclide” di Giano, il potere del personaggio
Siamo in un periodo in cui non siamo più sicuri di niente. Il potere gerarchico di qualsiasi prodotto culturale è decaduto, ormai da quasi due decenni. Lo stiamo vedendo con la scomparsa dei giornali, dell’influenza relativa delle radio, della scomparsa dei critici che si trasformano in opinionisti. La strada per affermarsi si è fatta più sfaccettata, meno lineare, anche grazie al potere pervasivo dei social. Non solo per le canzoni da tik tok, ma per il potere autodeterminante della pubblicità che ci si può fare tramite le piattaforme. Ognuno di noi può pubblicare una canzone, promuoverla e sperare che raggiunga il suo potenziale pubblico. Questo porta non solo a dare una chance a chi scrive solo per passione, ma anche a chi non si rispecchia nel genere che i colleghi più affermati producono. Spero di scrivere per il cinema un giorno. Ogni rifiuto o ogni porta chiusa mi fa chiedere: ciò che credo sia il mio stile è un difetto o un pregio? Se si sceglie di perseguire una carriera creativa, questa è la costante domanda che ti affligge finchè ti arrendi o esplode. Se la produzione di una serie tv impone necessariamente maggiori reticenze, a causa dell’ingente investimento di fondi e lavoro di altre persone, per la musica, soprattutto degli emergenti, si può rischiare di più. Molti emergenti si autofinanziano o si autoproducono e dall’intimità della loro cameretta danno luce al prodotto proprio come loro immaginavano. Senza intermediari. Questo spiega perché la musica, rap in particolar modo, sperimenta molto di più e molto più in fretta del cinema. C’è voglia di rischiare, di provarci e dare una risposta alla propria domanda: quello che scrivo piacerà anche ad altri o sono solo? Prima della quarantena, indubbiamente lo status dell’artista aveva molta importanza, tanto da immobilizzare la scena, ma come spiegarsi la nascita di vere e proprie stelle che adesso inondano i feat dei miglior album rap del momento? Quelle che fino a qualche anno fa andavano al liceo ed erano poche conosciute? Da Madame che è esplosa proprio nel 2020, ad Anna Pepe, alla nostra amata Ele A, Sayf, SKT e Diss Gacha. Tutti artisti con fortissime personalità, dai testi ai generi musicali su cui rappano. Cosa è cambiato? Siamo stati soli nel 2020 e l’ascolto si è fatto più intimo. Non c’era nessuno a dirci cosa era bello o no, e ben presto anche l’algoritmo di instagram o tik tok ha perso la sua potenza. Abbiamo cercato di andare oltre, di vedere cosa ci fosse nella musica di bello, oltre i reel di Sabrina Carpenter che continuamente ci vengono proposti. Ognuno ha trovato il proprio stile: il jazz, il boom bap, il pop girly rap, Hug-wave. Poteva essere un rischio, ma non è stato così. La scena è cambiata, si è evoluta, si è frammentata e non si può negare. Basta guardare gli album usciti nel 2025: Viscerale, Dopamina, Incubi, Painkiller, Canerandagio, Ranch. Ognuno è un mondo: ben preciso, non scontato e di ricerca. Da chi l’ha dichiarato come Gemitaiz per il suo Elsewhere, a chi non ha bisogno di dire altro come nayt per Lettera Q: la scena rap italiana non è prevedibile. Così non lo possono essere gli emergenti del 2025. Se Sedici si affida a un sound dolce e ritmato che ricorda la trap della nostra adolescenza, possiamo sentire Zagà che con il timbro profondo ci racconta della sua vita, Doppelgänger con le sue sonorità balkan che fa delle sue origini un personaggio. Questo weekend ho ascoltato Evclide di Giano e non mi ha ricordato niente di già uscito. Con una forte base dubstep prodotta da Sebas Cipriani, il brano punta su un’identità forte e riconoscibile, evitando sia le rime facili sia la costruzione di un personaggio dimenticabile. Prendendo le mosse dal dio romano Giano, dio della fine e degli inizi, della pace e della guerra, ci porta in un tempo non definito dove uno scenario cyber-distopico si unisce al passato fatto di certezze. Non potrebbe essere incasellata facilmente in nessun periodo storico particolare, eppure mantiene la freschezza di chi viene dal futuro e non può fare a meno di produrre qualcosa che gli piace. Giano sembra essere motivato da una consapevolezza che va al di là della musica, che affonda le radici in questo personaggio che nonostante i dubbi, gli impone di rappare tutto d’un fiato Evclide: un extrabeat che non si ferma mai, ma chiede molto. È il suo primo singolo, eppure sembra avere la sicurezza di chi lo fa da una vita. E perchè non avercela? Abbiamo imparato come i gusti si fanno sempre più personali, come le personalità forti si impongono su tanti rapper bravi, ma uguali, quindi perché non cedere e realizzare la propria visione, proprio come la si immagina?
ESSERE O NON ESSERLO, IO HO SCELTO DI ESSERLO ,
IN QUESTO VENERDÌ 13, COME JASON
In anteprima ho sentito dei pezzi inediti di Giano come Rondine e Vivo, in cui i pensieri si fanno più intricati e quella che potrebbe essere una vera e propria poesia, si lega alla stretta consapevolezza della propria immagine, come rapper. I nuovi emergenti non si fermano facilmente e preferiscono rispondere così a quella domanda: sì, sono unico e ne farò un vanto, sia che funzioni che non funzioni. La musica e i giovani stanno rischiando e noi vogliamo supportare i loro rischi perché tra loro si legge passione e idee chiare. 7m scrive così in una canzone:
E PURE SE NON SONO NESSUNO CHIUDO GLI OCCHI E PENSO: GRAZIE.
PASSO UN’ALTRA NOTTE IN BIANCO COL PROFUMO DELLE NOTE
CHE MI CANTA E PENSO: GRAZIE.
Gli artisti emergenti che piacciono a me, non hanno bisogno di essere qualcuno, ma di conoscersi, di sapere qual è il loro campo, le tematiche di cui vogliono parlare, il loro genere. Costruirsi, con i loro tempi e con le loro visioni, nell’attesa di trovare il proprio pubblico. Giano ha trovato in me il suo pubblico e aspetto con ansia i nuovi singoli perchè a parer mio chi scrive musica deve mostrarci pezzi di sé senza alcuna corruzione esterna, senza la necessità di soddisfare una previsione. Nel 2025 abbiamo imparato che la musica è sorpresa e non siamo ancora stanchi di sorprenderci.
E tu, cosa ne pensi a riguardo?
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